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Notizia 01/06/2021

Come affrontare il mercato del Lavoro?








“La Stabilità non è l’opposto di cambiamento, la staticità lo è. “


Stiamo spesso riflettendo sulle nostre giornate, sul lavoro, poiché il lavoro prende la maggior parte del tempo e della nostra vita.
Parliamo spesso di avere un buon lavoro, soddisfacente, privo di stress e colmo di risultati.
Pensiamo “come sarebbe bello”, ma non riflettiamo mai veramente su cosa abbiamo e come ottenere il nuovo, o forse, in fin dei conti, come far diventare passato, quello che già è un futuro glorioso e lucente.

Pensiamo sempre in termini di opposti, aneliamo a qualcos’altro e aspettiamo.

Pensiamo al posto dove troviamo lavoro come ad un campo di guerra, in termini di vincere o perdere, in termini di lasciare, morire e sopravvivere alla giornata.

Come affrontare al meglio qualcosa che pensiamo sia il nemico?

Semplice... (o magari no…) Pensando fuori dagli schemi.


1. Stabilità e Sicurezza


“Una nave nel porto è al sicuro,

ma non è per questo che le navi

sono state costruite.”

(John Augustus Shedd)




La Stabilità è Sicurezza.
Sono concetti su cui mettiamo su famiglia.
Siamo “programmati” geneticamente per pensare alla prole, ad accumulare e ad erigere muri di mattoni invece di flessibili e durevoli case di carta.

In Giappone, però, le case flessibili resistono ai terremoti frequenti.

Proviamo a pensare in maniera diversa?

Chi pensa soltanto alla Sicurezza ed alla Stabilità è più facilmente manipolabile.
È dipendente, si accontenta, prende decisioni senza osare, senza rischiare.

Chi pensa che la Sicurezza sia alla base della Famiglia si imprigiona e vive nell’immobilità, finendo per odiare chi gli vive vicino.

Mentiamo a noi stessi che lo facciamo per gli altri, e mettiamo in termini di “sacrificio” il martirio di una vita indesiderata, scolorita e priva di emozioni.


Ci siamo innamorati della vita non appena nati ma presto abbiamo abbandonato la nave più lucente e costosa che abbiamo, noi stessi, per attraccare in un porto sicuro, continuandoci a chiedere com’è fatto il mondo e quali mete saremmo stati capaci a raggiungere... se solo avessimo mai salpato.
Non siamo nati per sederci ed aspettare.
Siamo nati per viaggiare e toccare il mondo.

Siamo navi da crociera e da avventura, nati per sentirci vivi e provare emozioni.
Non possiamo considerare Via la strada non percorsa.

Qualcuno diceva:

“Ways are for Journey not for Destination. “

Dobbiamo amare di più la via, la strada, il percorso, il viaggio, piuttosto che il punto di arrivo.

L’unica vera Sicurezza è data dal fatto che la nostra nave sa navigare, che noi sappiamo affrontare il mare, conoscerlo e averlo amico.

Il successo è dato dalla conoscenza, dall’esperienza dalle difficoltà superate, dal lavoro con costanza e passione.





I veri marinai non amano di più

il Porto del mare stesso.

Ci si può tornare per riposare

e ripartire ma il Porto

non è né sicurezza, né stabilità,

il mare lo è.





2. Cambiamento.



“Tutti pensano a cambiare

il mondo, ma nessuno

pensa a cambiar se stesso.”

(Lev Tolstoj)





Dicono spesso che l’essere umano non ama molto il cambiamento perché gli dà la sensazione di smarrimento, si perde, vacilla e prosegue a tentoni, goffo.

In realtà, abbiamo potuto riscontrare l’effetto benefico del cambiamento nelle nostre vite, ben più di una volta, da giovani.

Il vero problema è quando pensiamo in termini assolutistici, il bene nel modo, cambiamenti climatici, le guerre e voler fare qualcosa per porre fine ai disastri globali.

Il mondo cambierebbe in un istante se tutti noi, nel nostro piccolo guardassimo prima nelle vicinanze.
Pensiamo a come dovrebbe cambiare il nostro vicino, cosa fare i politici, come poter stoppare lo scioglimento dei ghiacciai in Antartide.

Il vero cambiamento che porta benefici certi è riuscire a guardare il mondo fuori con occhi diversi.
Riuscire a comprendere le proprie azioni, riuscire a cambiare anche una sola cosa nella nostra vita: come attraversiamo la strada, come parliamo a nostra moglie, ai nostri amici, come trattiamo i conoscenti, come ci poniamo verso gli sconosciuti, verso l’ignoto.

Vivere con la presunzione di poter e di dover cambiare il mondo è un modo di vivere semplice e privo di paure.
Se invece ci tocca da vicino ed è palpabile, viscerale, intrinseco ci sentiamo insicuri e pieni di angosce, non è vero?

Il Cambiamento non è altro che risultato sicuro.

Stare immobili non può portare altro che odori stagnanti, una linea piatta di cose successe, noia e rassegnazione.
Non vi è esaltazione sotto la coltre di nubi della quotidianità ma nelle cime più alte dove si respira un paesaggio sempre nuovo.
Scalare le vette porta un’emozione sempre nuova, fresca.
Iniziamo da noi, da qui, da adesso e più sarà ripida la scarpata, più sicuro e brillante sarà il risultato.


3. Vita “professionale” e la Paura.



“Troppi pensano alla sicurezza

invece che alle nuove opportunità

, e sembrano temere la vita

più della morte stessa.”

(James Francis Byrnes)




Non è sbagliato aver paura.

La paura ci rende cauti, ci aiuta a pensare bene, ad essere attivi e a “scappare”, a salvarci nel momento del bisogno.
È istinto primordiale, un bene.

Ma il vero problema è se e quando la paura ci rende deboli e succubi, se ci insegna a strisciare invece di camminare o a correre.
Il vero problema è quando si muore ogni giorno con i sogni infranti e il cuore pesante di ricordi.
Non possiamo trovare sempre negli altri i colpevoli, né a dover cercare scuse per non aver fatto, rischiato, vissuto.

La scusa più comune è tracciare una differenza netta tra la vita personale e quella professionale.

Proviamo a pensare diversamente?

Ma se la Vita fosse una sola?
Se non ci fossero differenze così nette?

Non è sbagliato aver paura.

La paura ci permette di guardare bene prima di fare un salto, ci aiuta a vedere le alternative. Diventa un problema quando la vita personale, viene usata come scusa per essersi accontentato, per non aver continuato a sognare, lavorare e costruire.
Ci siamo fermati prima dell’arrivo incolpando il mondo e il marito, la moglie, per averci tarpato le ali.
In realtà le nostre ali sottosviluppate per inutilizzo non ci avrebbero mai permesso di volare.
La vita è un insieme di eventi ai quali abbiamo scelto in maniera consapevole di partecipare.
Se ci hanno soltanto investito in pieno, se ci hanno trascinato se ci hanno sommerso significa soltanto che siamo stati poco attenti alle scarpe e alle previsioni del tempo, a come adattarci, a come vivere. E’ come andare a scalare una montagna in inverno con l’infradito.

Non è colpa sicuramente della montagna, né del maltempo.

Voler cogliere le opportunità della vita, per esempio un’impresa coraggiosa non significa buttarsi senza pensare ma crearsi i presupposti di vincita con sagge riflessioni, preparazione e scarpe adatte


4. Famiglia, Lavoro e Aziende. Il Teatro di Guerra.




“Dire a qualcuno di fare

qualcosa non significa

essere un Leader.”

(Wolf J. Rinke)




Abbiamo sentito spesso grandi Aziende lamentarsi dei propri dipendenti, del mercato, della continua crisi dei Cervelli all’estero, del Paese e dei politici.
Abbiamo meno sentito o letto di piani, di attività, di proposte.
Aspettiamo sempre che gli altri facciano o non facciano.
Che gli altri cambino o non cambino.
Che gli altri osino o non osino.
Che gli altri…

In realtà la Vera sicurezza la troviamo soltanto nel Cambiamento.
La Vera realizzazione personale è nella passione del proprio lavoro, osando ad apportare novità.
La vittoria più clamorosa nella “guerra” è non considerare tutto questo una “lotta” ma un percorso, un viaggio alla scoperta, un pionierismo, una meravigliosa ed emozionante costruzione di carta, resistente a qualsiasi terremoto o tempesta.


Le Aziende sono strumenti e mezzi.
Le persone sono i collaboratori e modalità, soluzioni, risultato.
Le Aziende mettono a disposizione macchinari, le persone il Cuore e la mente oltre che le braccia, il Corpo.
Le Aziende pagano un prodotto, la preparazione, le conoscenze, gli skills umani e tecnici.
E’ un dare e un avere, una collaborazione, non un mercato inteso come Campo di Guerra.
Vista così, la ricerca di un Partner di lavoro o di Vita sarebbe considerata una Vittoria in partenza.

Il Teatro di Guerra del Mercato di lavoro non significa affrontarsi in uno scontro ma trovare insieme una via per viverci personalmente e professionalmente come veramente siamo: dei passanti, dei viaggiatori solitari in questa tremenda, sconvolgente e bellissima Vita.




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